L’odore delle scorregge fa bene: la ricerca

28 Settembre 2015 / 
Massimo Valente / 

Una ricerca scientifica dimostra gli effetti benefici del cattivo odore

Bye bye imbarazzo, perché scorreggiare ha i suoi aspetti positivi: fa bene a voi e soprattutto a chi vi è vicino.

Lo spiega una ricerca scientifica inglese secondo cui l’odore di flatulenza, che normalmente disprezziamo, pare conferisca non pochi benefici per la salute. Il segreto è nel solfuro di idrogeno di cui questo gas si compone: secondo la ricerca, è questo l’elemento che inciderebbe in maniera positiva su diabete, ictus, attacchi di cuore e demenza.

Pensate sia una scoperta bizzarra? Ditelo ai ricercatori dell’Università di Exeter, in Inghilterra, che hanno messo a punto il composto AP39 con solfuro di idrogeno con la grande qualità di proteggere i mitocondri, ossia la “centrale elettrica” delle cellule, deputati a guidare la produzione di energia nelle cellule dei vasi sanguigni.

Importantissimo allora il ruolo del solfuro di idrogeno contenuto nelle nostre tanto abominevoli scorregge che, spiega Matt Whiteman docente della Exeter Medical School, “se non venisse prodotto, le cellule morirebbero senza poter controllare le infiammazioni. I nostri risultati indicano che se le cellule stressate sono trattate con AP39, i mitocondri sono protetti e le cellule rimangono in vita”.

A chiarire la portata di questo gas prodotto naturalmente dall’organismo e caratterizzante l’odore sgradevole della flatulenze è il dott. Mark Wood, chimico organico dell’Università di Exeter, che aggiunge: “anche se l’idrogeno solforato è ben noto come un gas maleodorante, esso è prodotto naturalmente nel corpo e potrebbe in realtà essere un eroe in ambito sanitario con implicazioni significative per future terapie per una varietà di malattie”.

La ricerca condotta in casi di malattie cardiovascolari porta solo buone notizie: è sopravvissuto oltre l’80% della centrale elettrica delle cellule mitocondriali. E tutto grazie al composto AP39 con solfuro di idrogeno.

Al momento i Professori Whiteman e Wood stanno lavorando per far progredire la ricerca per una fase in cui si possa testare sugli esseri umani. Lo studio è stato pubblicato nel 2014 sulla rivista Medicinal Chemistry Communications. 

Fonte: www.tuttosteopatia.it 

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